In questi giorni ho sentito molto parlare di alpinismo….si parlava di come ognuno intende dare il significato a questa parola. Se mi guardo attorno vedo solo un gran casino…..i giovani sono martellati da strani miti, che il più delle volte vengono screditati da nuovi fenomeni…….leggo di innumerevoli ripetizioni alle Jorasses e di analoghe vie aperte più di 100 anni fa, reputate dure solo perchè il rischio di prendere un sasso in testa è maggiore rispetto alle possibilità di uscire indenne dalla parete……leggo di fessure americane di soli 30mt, salite con 3 serie di friends e leggo, “ma almeno è in America”…..sorrido di fronte alla frenesia dell’imminente arrivo del ghiaccio, nella solita Valle di Daone, e leggo, “me ne mancano due e le ho fatte tutte”…….mi sorprendo ancora nel constatare che tutti conoscono il passaggio chiave di qualsiasi via esistente sul globo, grazie alla rete, e leggo di chi inizia a puntare il dito sull’etica di salita adottata…..tutti sanno chi ha salito free-solo quello e chi ha aperto quell’altro e leggo, “hahaha ma ha usato uno spit”…..poi, se provo a cercare chi è andato a Scalare, con la S maiuscola, la via anche solo di VIII o VII, anche solo in dolomiti, senza spit, con il tanto chiacchierato stile TRAD, ecco che le pagine di lettura riportano pochissime citazioni, il più delle volte o molto vecchie, o di giovani Scalatori altoatesini o addirittura stranieri.
E’ vero, anche tutto questo è alpinismo, d’altro canto Bonatti sosteneva che per essere un alpinista non necessariamente dovevi scalare montagne…..
Poi, provi a parlare ad un bresciano delle tue valli, delle tue montagne, delle tue pareti……..ma, che cazzo, sono anche sue……lui ti guarda; si gratta la barba se ce l’ha; piega la testa d’un lato; e poi se ne esce: “Se dai, però, vuoi mettere Arco??!!!”……a quel punto senti qualcosa che ti cade dai pantaloni…..e non son le chiavi che avevi in tasca!!!
Per fortuna, quindi, ritorniamo a quanto detto ad inizio articolo…..grazie alla rete, internet insomma, possiamo andare a leggere di posti remoti, nascosti, dove non batte neppure il sole…….dove ti bastano 80minuti dal casello di Brescia Centro per essere fuori dal mondo….e se hai la fortuna di essere uno scalatore, puoi anche trovarti appeso ad una parete, con una roccia ben più sana di quella delle dolomiti. Prima che qualcuno lo dica, però, vi anticipo che per scovare per primi questi posti e queste pareti, bisogna scollegare internet e cominciare a camminare.
Ora vi racconto della nuova via “Zamba”, aperta da due Andrea, per ricordare un grande amico, ma sopratutto una grandissima persona….un terzo Andrea…… ANDREA ZAMBALDI.
Chi lo ha conosciuto, sicuramente lo ricorderà per il contagioso sorriso, per il suo entusiasmo in ogni attività, per essere in grado di ricordarsi di ogni suo amico e saper coltivare nuove amicizie. Ho avuto il piacere di frequentarlo quanto basta per aspettare con ansia la telefonata del mercoledi, in pausa pranzo, o del suo clacson sotto casa quando passava da ste parti.
L’ho sempre stimato per quello che era, per quello che faceva e di come lo faceva. Ringrazio chi me l’ha presentato e ringrazio lui per avermi concesso di essergli amico.
Con questa via, la via ZAMBA, mi piace pensare che da lassù, insieme a Beppe e a tanti altri amici, mi mandi a quel paese imputandomi di non avergli aperto una via un pò più decente…….ma poi mi dico….”macchè”……non era nel suo stile…
ZAMBA 280mt, 5lung, max 6C/ S2
L1- 6b
L2- 6C (LIBRO DI VIA)
L3- 6A+
L4- III e PENDIO!!!!!!
L5- 4+
La via segue la linea rossa in foto e si sviluppa tra fessure e placche a tacche. La chiodatura è praticamente tutta a fixe del 10. Inizialmente era stata aperta in stile TRADizionale, poi rivista e richiodata stile “Arco” con la speranza che venga ripetuta. La roccia è eccellente per i primi due tiri, discreta per il terzo, pendio e roccette sul quarto tiro e roccia articolata sull’ultimo. A 3/4 di parete si nota, come detto, un’evidente pendio di erba dove occorre prestare molta attenzione. Qui le protezioni sono miste a fixe (2), chiodi (1) e cordoni su mughi. Si consiglia di salire fino all’evidente alberello per circa 10 metri e spostarsi tutto a sx costeggiando la parete rocciosa. Usciti dall’ultimo tiro, per chi volesse raggiungere l’ometto presente sul sentiero di cresta che costeggia le trincee di guerra e che porta in vetta al Dosso Alto, conviene seguire la linea di mughi che porta, sempre stando in cresta, verso destra. Raggiunto l’ometto è possibile scendere a piedi seguendo le indicazioni su sentiero (linea gialla).
Da qui, però, è anche possibile la discesa in doppia, (linea blue), puntando al canale sotto la perpendicolare dell’ometto (fixe con moschettone a pochi metri dall’ometto, poco sotto la cresta di mughi in uscita dalla via). Calati per circa 20 metri metri, puntare a sx in prossimità di un evidente colle. Un metro sotto si trova fixe e moschettone di calata. Da qui ritorniamo alla sosta alla base dell’ultimo tiro.
Ora basta seguire le soste di salita attrezzate per le calate. Da S2 si raggiunge la base della parete.
Per raggiungere la parete, invece, occorre raggiungere il Passo del Maniva e parcheggiare in prossimità della chiesetta, all’imbocco della strada sconnessa che porta verso il Baremone (a dx).
Prendere e seguire le indicazioni “Sentiero per Esperti” per il Dosso Alto. Dopo circa 30 minuti il sentiero devia decisamente a dx salendo per prati e terra. Di fronte a noi troviamo la bastionata rocciosa dove, un’evidente traccia, porta prima al ghiaione e poi alla base della placca, ove si trova la padella con riportato il nome della via.
In foto, col compagno di apertura Andrea Cominelli, al termine dei lavori di ripristino.
Buone scalate a tutti
Guerza